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Deposito nazionale scorie nucleari: nessuno lo vuole e non sapremo dove sorgerà almeno fino al 2022

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Deposito nazionale scorie nucleari, nessuno lo vuole, oggi come a gennaio quando è stata resa nota la lista dei 67 luoghi che potrebbero ospitarlo. I tempi comunque non sono brevi. Per sapere dove verrà realizzato si dovrà attendere fino al 2022.

Nei giorni scorsi, Emanuele Fontani, amministratore delegato di Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning nucleare e anche della realizzazione del deposito, è stato ascoltato davanti alla commissione Ecomafie della Camera e ha promesso tempi stretti. Resta il fatto che nessuno sembra accettare di buon grado che “nel proprio giardino” sorga il deposito. Quest’ultimo, lo ricordiamo, ospiterà  i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

Nonostante le rassicurazioni di Sogin, gli amministratori locali non sembrano vedere di buon occhio il deposito e nessuno si è fatto avanti. Per questo il Governo sta valutando anche la strada dell’imposizione, individuando il territorio con le caratteristiche più adeguate a ospitare il deposito per le scorie radioattive. 
 
 Non ci stanno neanche i sindacati. In particolare, Angelo Summa segretario generale della Cgil Basilicata ha sottolineato le “perplessità sui criteri dell’individuazione dei siti potenzialmente idonei al deposito” lasciate dopo l’audizione dei vertici Sogin alla Camera, il 25 maggio scorso. Prosegue Summa

Ci si chiede perché la Sogin non abbia preso in considerazione i criteri di esclusione riportati dalla guida tecnica 29 sui criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento di rifiuti radioattivi a bassa e media attività con cui l’Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) definisce le procedure di attuazione e le disposizioni di legge in materia di sicurezza nucleare, aprendo altri interrogativi. Tra i diversi criteri di esclusione delle aree ci sono quelli legati alla sismicità di un territorio, alla presenza di giacimenti minerari ed estrazioni e anche la presenza di sbarramenti, invasi e dighe artificiali oltre che alla non interferenza con  le falde acquifere idonee per l’irrigazione o l’acqua potabile.

Summa lamenta anche il fatto che Sogni abbia “ignorato la storia dei terremoti in Basilicata” così come non lo sono la presenza di giacimenti minerari (petrolio, gas) visto che le estrazioni avranno una durata limitata nel tempo rispetto alla durata prevista del deposito.

rifiuti radioattivi Italia

©Shutterstock/SvedOliver

Da ciò è possibile dedurre – afferma il segretario – che le valutazioni e i criteri riportati dal ministero dell’Ambiente per l’esclusione e l’idoneità dei siti per il deposito unico delle scorie hanno valenza per tutti tranne che per la Sogin, che decide da sola cosa sia valido oppure no.

I tempi

Una mozione votata da tutti i partiti ha concesso più tempo ai sindaci per presentare le controdeduzioni allungando l’iter di autorizzazione. Alcuni Comuni inoltre hanno presentato ricorso al Tar contro l’ipotesi del deposito nucleare Sogin nei propri territori.

Al momento, secondo quanto illustrato dal manager, Sogin ha ricevuto in merito alla Cnapi 88 richieste di informazioni e 113 osservazioni. La roadmap attuale prevede che a settembre potrebbe essere avviata  la fase due del processo durante la quale si svolgerà un seminario nazionale, una serie di incontri sul territorio per spiegare il progetto e confrontrarsi con popolazione ed enti locali.

In ogni caso, per sapere dove sorgerà il deposito si dovrà attendere il prossimo anno.

Fonti di riferimento: Camera, Radioonoff

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